giovedì 9 giugno 2016

Madì e Lorenzo Piemonti

L'anno era il 1946, il luogo era oltre oceano, l'Argentina. Un luogo dove gli europei andavano a lavorare, a cercare fortuna o solamente un rifugio. Un continente che noi consideravamo indistinto, vago ed omogeneo. Un continente diviso da confini in singoli stati, ma con una cultura omogeneizzata dalla multietnicità dei paesi d'origine dei suoi abitanti. Una cultura frutto del singolo individuo e delle sue radici lontane nel vecchio continente. E tutto ciò era vero, e tutto ciò era falso.
Così come l'osservatore influenza il fenomeno osservato alterandone involontariamente il comportamento, così un continente così vasto e complesso non poteva mancare di "corrompere" le radici comportandosi come una pianta da frutto innestata in cui il ceppo fa la sua parte e il ramo innestato da i suoi frutti, che sono altro.

In tutto ciò nasce Madì esattamente settant'anni fa. Era il 1946 e artisti locali, pregni della propria cultura delle avanguardie europee si trovano a sviluppare il proprio frutto dell'ingegno. Un frutto prodottosi da un innesto, ma come tutti i frutti di piante innestate, con un sapore proprio, ricco, autonomo e particolare.

Ma la vicenda non finisce li. Non finisce come molti movimenti artistici che nascono, vengono teorizzati/contestati/osannati e poi si disperdono, si diluiscono nel flusso dell'evoluzione dell'arte, si avvizziscono relegati in un cantuccio e muoiono dimenticati dagli uomini. No. Madì vive, si diffonde, si affianca, fa proseliti e perdura per oltre settant'anni. Un vero record se paragonato ad alcuni manifesti promossi da artisti che li hanno discussi al bar durante un aperitivo, stilati al ristorante durante una cena e scioltisi ancora prima dell'arrivo del conto per insanabili dissidi interni.
Madì vive nelle proprie ceneri risorgendo, araba fenice, ogni volta in paesi e continenti differenti.
In Italia Lorenzo Piemonti ha portato queste ceneri preziose e araba fenice le ha fatte risorgere. Il seme proficuo si è arricchito in giro per l'Europa, dove Piemonti ha stretto amicizie e collaborazioni dividendo studi, ideali e sogni con i maggiori artisti della nostra epoca. Uno degli ultimi artisti erranti disposti a faticose tradotte in terre straniere allo scopo di imparare insegnando e di insegnare imparando. In altre parole, rapportandosi con i più grandi artisti con cui riusciva a venire in contatto e tramite questo riversare assorbendo il proprio e altrui sapere.

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