Dall'invenzione del computer il limite é diventato esterno alla macchina, sia essa hardware che software. La complessità funzionale si é estesa con il lavoro svolto da migliaia di operatori che si muovono in ordine sparso in una completa anarchia (anche se forse qualche deus ex machina o "potere forte" ci mette di tanto in tanto lo zampino, orientando in direzioni individuate scientemente o incoscientemente).
Ora siamo prossimi a qualche altra svolta, consapevoli o meno.
Chi ha inventato la blockchain non era completamente consapevole di tutti i suoi possibili sviluppi, così come non lo erano quelli che hanno inventato i primi socialnetwork. Le ipotetiche future sono appannaggio solo della fantascienza o sociologi sperimentali o come chi si occupa di design sociale (prof. Manzini).
Quello che é stato per Internet, per la comunicazione e per la socialità, si riverbera oggi in altri ambiti che coinvolgono lo sviluppo della Blockchain.
Così è stato per i bit Coin: prima osteggiati da banche e stati, molti dei quali completamente ignavi; poi da loro cavalcati e in molti casi dagli stessi detrattori.
Ora che l'annullamento di ogni sottostante hardware é stato completato, rimane come unico sottostante la fede. Poteva l'arte rimanere alla finestra?
No.
Il processo di finanziarizzazione del settore artistico, non poteva arrestarsi. Questo processo ormai è maturato e gli NFT non possono che essere l'inevitabile conseguenza di errori/scelte-fatte che si compiono da decenni: Aste; Fiere; Tele vendite; Esaltazione dei prezzi; Divinizzazione dello star sistem dell'arte; Identificazione di valore artistico con valore economico; etch. non sono altro che i prodromi. La finanza, nei suoi estremi, della società post industriale, ha come sottostante solo la fede. Ma se il sottostante é la fede, perché non potrebbe valere un'opera digitale che ritrae fumettisticamente una scimmia annoiata?
Perché stupirsi se qualcuno paga anche un milione per una cosa così? Dopotutto nell'anonimato della rete l*i (Lui o lei) compratore/venditore non deve rendere conto a nessuno. E se acquirente e venditore coincidono (aggiotaggio? Turbativa d'asta?) lungo il percorso di formazione valore economico valore artistico consenso e fede, é la rete nel suo complesso a goderne e non una gallerista-mercante o una casa d'aste. Il mercato e nella sua sub-componente del mercato-dell'arte gode tutte le volte che il sistema acquisisce nuovi capitali freschi che in qualche modo possano sostenere le esternanze (perdite economiche che il sistema ha, non essendo un "sistema chiuso e isolato"), pertanto perché voler giudicare gli NFT con gli strumenti cognitivi di oggi (o di ieri) e non con quelli ipotetici futuri? Forse pensiamo che con un battito d'ali di una farfalla in Cina si possa spostare un tifone sulla costa orientale degli USA ma non che una piccola discussione sugli NFT possa incidere sui potenziali sviluppi nell'utilizzo di un asset finanziario in maniera positiva sulla cultura e lo sviluppo dei contenuti artistici prodotti dalla nostra società?
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