mercoledì 30 settembre 2015

Darwinismo e produzione culturale



Darwinismo e produzione culturale



Si possono applicare le teorie di Darwin alle attività umane? e soprattutto alle attività culturali?

Certamente non è il caso di prendere queste parole troppo sul serio, anche perchè si correrebbe il rischio di essere tacciati di catastrofismo. Però una pulce nell'orecchio vale la pena metterla.

Tutto si potrebbe riassumere in una frase lapidaria: Chi non si adatta si estingue.

Ma adattarsi a cosa e come? Per le attività umane non è facile da capire. Se le specie animali per loro fortuna non devono riflettere troppo e si limitano a seguire il caso ed i capricci del proprio dna, per le attività umane non è così. Noi abbiamo in mano il nostro destino e anche se cambiano le condizioni ambientali, abbiamo la capacità di riflettere ed adattarci, ma soprattutto l'ambiente antropico viene adattato dall'uomo alle sue esigenze. Così è sempre stato. Le cose sono cambiate più o meno repentinamente sotto la guida stessa dell'uomo, e la vita intellettuale è continuata, anche se sotto forme diverse.
E questo fino ad oggi.
Forse le cose sono cambiate perchè la complessità ha superato la soglia che la trasforma in caos. Ed è proprio la natura caotica della natura (mi si perdoni il gioco di parole) che porta ad incontrollati ed incontrollabili cambiamenti dell'ambiente circostante.
L'estinzione è conseguenza di un eccessivo cambiamento o di una eccessiva lentezza nel cambiamento. In entrambi i casi si tratta di "eccessi".
La storia dell'arte, o meglio, la storia sociale dell'arte andrebbe rivista con attenzione per capire dove siamo e come muta l'ambiente e, di conseguenza, come muta la specie artistica. Un ambiente che per noi è ambiente sociale e la specie è una attività umana.
Pensiamoci e facciamolo con attenzione perchè da ciò dipende l'arte così come noi la intendiamo e soprattutto ne dipende la sua sopravvivenza.


martedì 29 settembre 2015

Modì, 10 novembre 2015

Il 10 novembre, dopo essersi aggiudicato il capolavoro,
 suggerisco al fortunato di fare subito un accordo con un museo per non sottrarlo al pubblico piacere. 
Fossi io chiederei una sala isolata dove poter accedere in qualunque ora del giorno e della notte per non perdere completamente la proprietà, ma accessibile al pubblico durante le ore di apertura del museo previo pagamento di un biglietto extra. Chiederei inoltre che i proventi di tale biglietto fossero destinati all'educazione artistica nella primissima infanzia. Così facendo, nel giro di un paio di generazioni si potrebbe mettere in atto quanto auspicato da Gillo Dorfles:
"Ci sarebbe tutto un lavorio da svolgere, a cominciare dall’educazione artistica e musicale dei bambini.
Ma siamo ai minimi termini da un punto di vista pedagogico. Comunque non bisogna rassegnarsi.
La forza della sensibilità estetica – senza barriere di generi e linguaggi e applicata al quotidiano – è indispensabile per contrastare la dittatura dello sgradevole". Uno sgradevole che ogni giorno ci assale in piccole e grandi cose


lunedì 28 settembre 2015

L'arte è espressione della propria epoca,





L'arte è espressione della propria epoca, sia nella forma che assume sia nei rapporti che ha con la società nel suo complesso.
La società moderna si è rapidamente evoluta aumentando esponenzialmente la propria complessità. L'arte, di conseguenza, ha dovuto sottostare ad un rapido mutamento nella dinamica produttore/fruitore. In questo delicato rapporto si sono inseriti una pluralità di soggetti, figli della propria epoca.
Senza voler scomodare troppo la storia, non è che sia passato molto tempo da quando il rapporto dei produttori era strettamente commesso con quello dei fruitori. Il rapporto committente ed artista, a ben vedere dista da noi solo pochi secoli. Il primo grande cambiamento lo si è avuto con Napoleone III e la sua idea di aprire il Salon des Refusés, aprendo ai borghesi l'opportunità di acquistare delle opere che non fossero strettamente accademiche e di far nascere una nuova categoria di intellettuali che divenne interprete e mediatore tra lo spirito dell'artista e l'intelletto del fruitore. Nacquero così un po' alla volta schiere di critici.
Oggi la situazione la conoscono tutti. Le categorie di personaggi legati all'indotto sono aumentate a dismisura: galleristi, mercanti, uffici stampa, curatori, giornalisti, blogger, video imbonitori, ambulanti in fiere, etc.
Tutto ciò non può che influire, non solo nei rapporti sociali, ma anche nelle forme che le opere assumono. L'ultima frontiera di questo caos è internet dove le immagini, le notizie e le idee circolano a livello planetario in un battito di click. Cosa succederà in futuro alla produzione artistica non è facile da ipotizzare. Forse si potranno presentare due possibili scenari contrapposti: omogenizzazione o pluralità di stili e linguaggi. Certo è che oggi si assiste a una forma di "esagerazione provocatoria", dove la provocazione si orienta in ogni direzione e l'esagerazione si inserisce in quel processo che sostituisce all'estetica la teratologia. Uno degli esempi più lampanti e garbati è la diffusione di immagini sui social network che si riferiscono a opere di "madonnari 2.0", maestri virtuosi del trompe l'oeil. Il fraintendimento diseducativo che internet amplifica e diffonde porterà sempre di più il pubblico a pretendere emozioni forti confondendole con quelle provate da Stendhal nella sua ben nota sindrome.


 esagerare quindi senza timore alcuno di essere criticati o squalificati dall'ambito delle arti figurative.

venerdì 25 settembre 2015

Come il bruco fa la seta

L'artista è per sua natura un lavoratore improduttivo, come lo ebbe a definire Carl Marx. Poi, per vivere, l'artista diventa mercante di se stesso e l'arte diventa merce.
Nel processo di mercificazione, con l'evolversi della società, sono intervenuti una pluralità di attori. Nei rapporti, nei ruoli e nelle specificità delle relazioni tra essi, si sono costruiti conflitti ed alleanze, mistificazioni e mitizzazioni. In tutto ciò, spesso, si vengono ad inserire comportamenti spregiudicati, opportunistici e si tende a dimenticare che, molte volte, tutti gli attori puri di spirito stanno lavorando per uno scopo comune ed il raggiungimento di un obbiettivo superiore.