lunedì 26 ottobre 2015

Muse e sciovinismo.

Come mai il panorama artistico è affollato di uomini e non di donne? Nonostante le accademie siano affollate di studentesse, così come i licei artistici, i nomi che riempiono i musei e i cataloghi delle aste sono quasi esclusivamente maschili. 
Forse succede perché in una società sessista, così come succede nel mondo del lavoro, nella politica e nell'amministrazione pubblica, anche il mondo dell'arte non è esente da questo fenomeno. Ma in questo settore le percentuali sono addirittura paragonabili a quelle del medio evo e non quelle post suffragette e post femminismo.


Una spiegazione poterebbe essere nella mitologia, anche se le Muse non si sono mai occupate dell'arte figurativa (allora non la si considerava arte nonostante Fidia). 
Dopotutto le Muse sono donne e per loro natura gelose e dispettose. Pertanto é probabile che i loro sortilegi cerchino di avvantaggiare la virilità piuttosto che la femminilità. Ma queste figlie di Zeus e di Mnemosine possono veramente avere influenza ancora a distanza di Migliaia di anni?
Forse dovremmo cercare in epoca più recente e laica una spiegazione. Magari nell'ispirazione, la sua origine e il suol sviluppo. 
Nella psiche dell'artista nel ruolo ispiratore troveremo spesso delle donne a tirare il carretto del maschio alfa. Avrebbe potuto Modì creare qualcosa di decente senza la sua Jeanne? Sicuramente il sentimento lo ha aiutato e, a vedere certi risultati non poco. Ma comunque non possiamo solo attribuire a gli ormoni la spiegazione di tale fenomeno. Non tutto appare conseguenza dell'influenza di Eros e quindi la mitologia ancora una  volta non basta e viene contraddetta.
Pollok, ad esempio non credo abbia fatto quello che ha fatto sotto l'egida attiva di queste figure arcane.  .... O no?
Forse, sotto sotto, anche lui, carico di testosterone ....

Ai posteri ardua sentenza potremmo dire per concludere qualcosa che è sconclusionato ma che parte da una domanda lecita in cerca di risposte.
Ma non dimentichiamoci di Baselitz: Women cannot paint well
Secco ed esplicito, sostiene lui.









mercoledì 21 ottobre 2015

Non giudicare


Talmud e Vangelo dicono la stessa cosa. Spesso ci si trova davanti ad uno specchio e giudichiamo noi stessi credendo di giudicare altri.
Nel campo artistico questa equivalenza assertiva, o gioco delle parti che dir si voglia, si presta a numerose riflessioni. Alcune più semplicistiche, altre più complesse.

Iniziamo a giudicare.


Però noi dobbiamo giudicare, e farlo in continuazione. Soprattutto, gli artisti e i creatori in genere lo devono fare. Prima di tutto giudicare se stessi e poi gli altri. Confrontarsi criticamente; riconoscere, ammirare il talento degli altri. Al limite è concesso, anche se non consigliato, invidiare il talento degli altri.
Maturare un senso critico per poter migliorare quanto si crea, questo è l'obiettivo che consente di progredire.
Mai smettere di imparare. Quando non si impara più non si è "arrivati", si è solo "finiti". L'artista così imita se stesso, ammira se stesso e implode in se stesso. Chi è veramente grande guarda sempre fuori. Cerca sempre qualcosa di nuovo da imparare.


giovedì 15 ottobre 2015

Consigli per artisti

Nel 1952 Frank O'Hara dispensava nella su a New York, Beat fin nel midollo, alcuni saggi consigli per poter "emergere".


Se siete artisti emergenti, e se avete un animo Beat potreste provare a seguirne qualcuno. Non tutti certo, ma così incrementerete la vostra creatività.


COME PROCEDERE NELLE ARTI.


I. Studio particolareggiato dell'atto creativo.


1. Svuotati completamente.
2. Pensa a cose remote.
3. Sono le 12.00. Prendi l'adulto e buttalo fuori dal letto. Bisognerebbe lavorare con tutto comodo, sai, solo quando non c'è altro da fare. Se a letto con te ci sono altre persone, dovresti dirgli di prendere il largo. Non puoi lavorare con qualcuno tra i piedi.
4. Se sei del tipo che pensa a parole - dipingi!
5. Pensa a un grande colore - chi se ne frega se ti chiamano Rothko. Libera il fanciullo che c'è in te. Liberalo.
6. Li senti quando dicono che la pittura è azione? Noi diciamo che la pittura è la timida valutazione che i leoni danno di te.
7. Dicono che non ci dovrebbe essere differenza tra le tue pareti e il tuo lavoro, ma non È che una debole previsione del futuro. Sappiamo che è l'io a fare davvero la storia, e se non È così, non sono affari tuoi.
8. Dicono che la pittura è azione. Noi diciamo ricorda i tuoi nemici e coltiva anche il minimo insulto. Presentati come Delacroix. Quando te ne vai, distribuisci i tuoi pastelli umidi. Sii pronto ad ammettere che la gelosia ti stimola più dell'arte. Dicono che l'azione è pittura. Bè, non è vero, e sappiamo tutti che l'espressionismo si è trasferito in periferia.
9. Se ti interessano le scuole, scegline una interessata a te. Piero Della Francesca è dalla nostra quando dice: (Le scuole sono per i fessi). Siamo troppo confusi per decidere il giusto modo di prenderla. Comunque, questo è quanto abbiamo osservato: buone o cattive, le scuole sono compagnie di assicurazione. Entra nei loro uffici e ti farai una posizione. Possiamo disprezzarli finché vuoi, ma i preraffaelliti qui sono e qui restano.
10. Non limitarti a dipingere. Diventa un uomo di successo a tutto tondo come Baudelaire.
11. Ricorda di disprezzare i tuoi insegnanti o, se è per questo, chiunque ti spiattella le cose sulla faccia. È fondamentale. A questo punto, per esempio, dovresti aver stabilito che noi orientali comunisti ed ebrei siamo un'assoluta perdita di tempo. Questo ti aiuterà nella vita, e noi diciamo (la vita prima dell'arte). Tutte le altre posizioni sono sprofondate nel noioso pantano della dedizione. Nessuno dipinge per scelta.
12. Se non ammiri nessuno dei pittori precedenti, dipingi tu stesso due volte tanto e finirai presto per sostituirlo.
13. I giovani vogliono bruciare i musei. Noi ci siamo dentro - come la mettiamo? Meglio distruggere gli odori dello zoo. Come facciamo a dipingere elefanti e ippopotami? Abbraccia la borghesia. Sono cent'anni che digrigniamo i denti e non ne possiamo più. Di cosa dovremmo riempire le grandi tele vuote in fondo alla grande mansarda vuota? Perché tu hai una mansarda, vero?
14. È il fascino dell'orrido a ossessionare il giovane pittore? Sono le convenzioni ad assediare le tumultuose cittadelle dell'immaginazione? Non abbiamo la nausea di sincerità? Noi ti diciamo: drizza e schizza - fotti e fottitene. Ti stiamo dicendo di cominciare. Comincia! Comincia da dove vuoi. Fosse pure nella gola di quella stronzona di tua madre. Ok? Che ne diresti di spiaccicare qualche gocciolina rosso- arancione sull'insopportabile condiscendenza quotidiana del tuo insegnante? Inventati qualcosa che sgonfi un po' dei palloni semantici più noti; brancolamenti, essenza, pittura pura, mancanza di spessore, catalizzatore, grumo, e dì un po', che effetto ti fanno titoli del tipo (Innscape), (Notti e Periferie Norvegesi), (Nø 188, 1959), (Hey Mama Baby), (Mondula), o (Natura Morta con Naso)? Anche se il quadro è piccolo, diciamo centottanta per due e settanta, È pur sempre un inizio. Se poi è grosso come un francobollo, chiamalo collage - ma comincia.
15. Se tenti un quadro nero, sappi che la verità è bellezza, ma la merda è merda.
16. Se tenti un quadro figurativo, considera che non c'è distorsione che faccia sembrare un quadro più disinvolto. Dobbiamo convincerne gli altri prima ancora di riconoscerlo noi stessi. All'inizio, l'identità È un sogno. Alla fine, è un incubo.
17. Non essere nervoso. Tutti noi pittori odiamo le donne; sempre che non odiamo gli uomini.
18. Odia gli animali. Con loro la pittura ha chiuso.
19. Quando sei alle prese con le astrazioni, astieniti, per quanto puoi, da simbolismi personali, a meno che non miri al pettegolezzo... Lo sanno tutti che la grandezza conta.
20. Quando ti chiedono dei vecchi maestri, non trascurare mi raccomando le tue teorie sui cambiamenti culturali e su come l'esistenza di un'opera d'arte sia solo una parte minima dell'immaginazione umana. I greci hanno colorato le statue, gli spagnoli hanno macellato i tori, i tedeschi hanno inventato la hasenpfeffer. Noi sogniamo, e agiamo sperando impazienti nella fama senza fatica, nell'ammirazione senza contratto, nel sesso con erezione. I nigeriani odiano a morte i negri.


Saggezza d'altri tempi ...

ma non finiscono qui i consigli.


2. Lavorare al quadro.

Come dovrebbe fluire l'atto creativo.


1. Ora hai un quadro. La mansarda è tranquilla. Della realtà sei stanco da mesi - la realtà legata alla pittura, si intende. La New York School è un dato di fatto. Magari questo quadro darà l'avvio a una scuola in un'altra città. Hai cominciato - e ora vai col verde SENZA ALCUN NESSO - sì, così. Dobbiamo assicurarci che nessuno ti accusi di una facile relazione univoca con gli oggetti e i manufatti della cultura. Sei la cultura del cambiamento e il cambiamento della cultura - non so se ti rendi conto della padronanza esaltante della situazione. In un certo senso, sei proprio il pittore rinascimentale che meno ammiri. Dopotutto, sei moderno abbastanza per tutto questo, no? Non essere sentimentale. O vai avanti col quadro o lo lasci perdere. E' troppo tardi per ricavarne un collage. Se sei a corto di idee non vergognarti; significa solo che il quadro è finito.
2. Compaiono i colori. I suoni della vita quotidiana entrano, come un pomodoro fatto a fettine, nella vasta regione del panno bianco. Ricorda, non ci sono telecamere a registrare. Della scelta che fai rispondi davanti ai tribunali della città. Uno ne risulta influenzato o infettato. Che lavori a fare? Non gliene frega niente a nessuno. Né ora né mai. Ma Michelangelo si è appena rivoltato nella tomba. Ha la fronte corrugata e tu, come quei fiorentini ottusi, lo accusi di omosessualità. Lui comincia a tornare nella sua posizione, ma non prima di ritrovarti ai suoi piedi, implorando il formaggio che ha tra le dita.
3. A questo punto esci a farti un panino caldo al pastrami e vicino ordinaci fagioli e una bottiglia di birra. Tasta la cameriera, o, se preferisci, il cameriere. Ora torna alla tua tela - rinfrescato e rinvigorito.
4. Michelangelo??? E poi a chi piace il formaggio? Chiama un amico al telefono. Non sollevare mai la cornetta prima che il telefono abbia squillato quattro volte. Dilungati sul tuo recente fallimento. (Ah, a proposito, ti deprime? Bé, ogni generazione ha i suoi problemi). Comportati come se nel tuo lavoro ci fosse continuità, ma se non c'è, è perché quella posizione è davvero più grande. Fai presenti le connessioni tra te e Picasso che al mattino dipinge un quadro cubista, dopo pranzo fa un disegno alla da Vinci e prima dei cocktail ricava una tela Sturm und Drang' dall'oeuvrè di Bone Surrel. L'elemento di continuità è il suo io.
5. Ti senti abbastanza indaffarato? Indaffarato davvero. Se hai avuto tempo per pensare, non ne verrà fuori un buon quadro. Prova a invertire tutte le relazioni. Vedrai che si formeranno dei fossi dove prima c'erano dei dossi. Se non altro sarà divertente, e il divertimento è l'alba del Genio.
6. Se sei a metà giornata, comunque, rinuncia a usare la terra d'ambra al posto del blu di Prussia. L'imitazione è l'affermazione iniziale di un'anima appassionata; non è forse vero che James Joyce era in debito con Ibsen, come sappiamo dalle sue stesse parole (di nuovo sotto torchio, eh Ib).
7. In seguito, imita te stesso. Chi ti piace più di tutti in fondo? Non aver paura di infognarti in uno stile. La stessa parola stile ha un che di snob, e noi artisti non dobbiamo dimenticarci con chi abbiamo a che fare.
8. Affina la tua esperienza. Ora cerca di ricordare l'ultima idea che ti ha interessato. L'amore non frutta che dolore, e tende a disperdere i sentimenti più importanti. Lavora attingendo da una lattina di pittura verde. Pubblicamente ammetti la democrazia. Privatamente ruba i panni a tutti.
9. Se temi di avere per le mani un tour de force, stai attento a non sporgerti all'indietro. Certe volte è meglio sembrare forti che esserlo. Comunque sia, non dimenticarti del cuore... Ma forse ti portiamo fuori strada... Dimentica il cuore. Esser seri significa non trascurare niente. Se non riesci a sopportarlo hai buone probabilità di diventare un pittore.
10. Qualunque cosa succeda, non ti divertire. Se lo fai, tutto quello che tanto saggiamente è stato espresso è andato assolutamente sprecato. La vera natura dell'arte, contrapposta alla vita, è che nella prima (l'arte) bisogna essere un'autentica maschera di sofferenza, mentre nella seconda (la vita), l'intera scena dev'essere dominata solo da denti bianchi. Nell'arte piangiamo. Con la vita cantiamo.




L'amico Larry Rivers li ha seguiti e i risultati sono con i fiocchi.

Quasi mezzo milione di dollari.

Sicuramente non tutti riusciranno ad emulare tali risultati, ma la morale forse risiede nel vivere sempre tutto fino in fondo come fecero i Beat negli anni cinquanta: discutendo e vivendo senza pregiudizi la loro voglia d'arte.

mercoledì 14 ottobre 2015

Arte e moda

L'arte è quello che oggi sembra brutto e che domani sarà bello.

Ungaro, uno stilista che ha il senso della misura per quello che fa e rende omaggio all'arte, relegando la moda ad un fenomeno effimero e contraddittorio.
Ma forse si dovrebbe andare oltre ed applicare un principio di moda anche all'arte. Un concetto preso a prestito magari dalla statistica. Moda o norma che dir si voglia. Un fenomeno che attanaglia le scelte anche in campo artistico da parte dei più. Se andiamo a vedere dei fotogrammi, un filmato in time laps come si dice oggi, di quanto viene portato alle fiere o battuto nelle aste, a prescindere dall'aspetto economico, potremmo dire che il principio di Ungaro può benissimo venire applicato anche all'arte e, soprattutto, al suo mercato.
Trasformazioni del soggetto di desiderio, rispecchiano forse "la crescita culturale" delle persone o della società nel suo complesso? La sindrome di Stendhal ha cambiato ingredienti?
Sono dubbi che vengono e forse andrebbero approfonditi. 
Comunque la profezia di Ungaro ha sicuramente una portata che travalica l'aforisma che l'ha generata. Quanti sono gli artisti derisi in vita e che hanno avuto il loro riscatto post mortem? Ma anche quanti osannati in vita e altrettanto rapidamente dimenticati? Alcuni artisti si adeguano alle mode, altri le creano. Forse quello che importa maggiormente è essere se stessi e procedere ignorando e attentamente osservando. Due cose contrapposte in apparenza, ma che fanno parte del crescere e maturare. Fanno parte dell'apprendere e devono quindi essere dosate con sapienza e oculatezza.

lunedì 5 ottobre 2015

Fenotipi d'artista

Forse la classificazione fenotipologica della categoria umana identificabile come artista richiederebbe spazi e ambiti di approfondimento maggiori, ma credo che comunque qualche provocazione sia necessaria. Se non altro per permettere a qualcuno di rivedere le proprie posizioni.
Non voglio ora esaurire tutti i possibili aspetti catalogici, che comunque si basano su osservazioni parziali e faziose, ma vorrei parlare di due fenotipi di artista che mi hanno incuriosito. Credo ci siano due categorie deleterie di artista: il mitomane ed il mitofobo. 
Se la mitomania è una forma di comportamento ben nota ai più, la mitofobia rimane una caratteristica comportamentale meno nota, ma altrettanto, e forse molto più, deleteria. Se il mitomane, pieno di se, riesce in qualche modo a coinvolgere e convincere qualcuno della sua immensa grandezza, il mitofobo, con la sua smania di insuccesso, riesce sicuramente a convincere la totalità delle persone con cui viene in contatto della propria inadeguatezza.

Il mitomane rimane facile preda degli adulatori, mentre il mitofobo interpreta i complimenti come adulazioni e le critiche costruttive come condanne e stroncature.
Entrambi i fenotipi, alla lunga, sono destinati alla distruzione, anche se il mitomane, se ne ha le forze, con il suo entusiasmo può trascinare alla rovina abbastanza seguaci.

Una moderata ambizione è sicuramente quanto di meglio ci si possa aspettare da un artista desideroso di avere il giusto riconoscimento per il proprio lavoro.

venerdì 2 ottobre 2015

Arte e società





Quando si parla di storia dell'arte, tracciare un parallelismo tra arte e società risulta relativamente facile. Le difficoltà sorgono quando si affronta la contemporaneità. La contemporaneità, con la sua molteplicità di forme sia sociali che espressive riesce a creare ai più un certo senso di sconcerto.
L'azione del tempo, con il suo filtro, con la perdita e la selezione dei fenomeni tende a neutralizzare l'interferenza dell'osservatore sul fenomeno osservato, così che l'osservatore trovando una visione unitaria la oggettivizza.
Nel contemporaneo le idee sono tante e la confusione prende il sopravvento. I fenomeni in divenire scorrono fluidi e difficilmente si lasciano osservare.
Picasso dice bene "L'arte non evolve da sola, le idee dei popoli cambiano e con queste i modi di espressione", ma poi volge lo sguardo indietro e guarda il cambiamento dal punto in cui è arrivato e vede i fenomeni a ritroso. 

giovedì 1 ottobre 2015

Per una definizione di "anestetica" generale



L'alfa privativa è un prefisso che attribuisce il significato di mancanza di quanto è espresso dalla parola a cui è associato. Pertanto per definire anestetica bisognerebbe poter definire l'estetica e quindi ribaltare il tutto. Ma questo sarebbe un progetto ambizioso e fuori dalla portata di una rapida e superficiale trattazione. Pertanto mi piacerebbe portare a riflettere sulla sua possibile identificazione con la teratofilia imperante tra la fine del ventesimo e l'inizio del ventunesimo secolo.

Teratos= portentoso, mostruoso.

un tera = mille mliliardi



Non sempre il mostruoso coincide con brutto. Sicuramente non è cosa modesta o banale. Il più delle volte è eccessivo nella sua esagerazione.

La teratofilia di cui si parla è qualcosa che strisciando permea un po' tutti i settori. Non solo quello delle avanguardie artistiche, dove è più evidente, ma anche nella vita di tutti i giorni con le notizie che arrivano da giornali, televisioni, e soprattutto internet.
Il fascino che ci riporta bambini astanti al cospetto di cose maestose.



Nell'arte la teratologia sfiora l'osceno, lo lusinga, se ne avvale per auto promuoversi ed avere ragione d'essere.




Ma ancora non dobbiamo pensare ad una banalizzazione del giudizio di merito che lo identifichi con "brutto". No, cerca una propria identità, una propria categoria. Forse è il cucciolo che cerca di rendersi autonomo. Un qualcosa che nel prossimo futuro circolerà liberamente nelle nostre città e sarà la norma. Un mondo esagerato in se e per se. Un mondo dove il banale e normale viene bandito come fastidioso.  Buñuel vedrebbe così realizzato i sui film in 3d e plurisensoriali.

Se l'anestetica dovesse trionfare potremmo trovarci in un mondo costruito con case che oggi definiremmo bizzarre,



curiose,
incredibili.


Comunque alcune opinioni vengono dalla rete. Oliviero toscani per esempio
Esagerare, quindi. 

Andare l'oltre l'umano, in un mondo fantastico che sembra uscito da effetti speciali di un cinema decadente per contenuti ed esaltante per emozioni di immediata presa. 
Oppure ripetere e rendere la ripetizione un colpo basso alla sensibilità dello spettatore. Utilizzare qualcosa decontestualizzato, inanimato, morto, imbalsamato.
Chissà nei secoli a venire cosa verrà detto di questa nostra epoca così piena di contraddizioni e di eccessi.

Una raccolta di "eccessi" artistici la troviamo in un articolo dell' huffingtonpost.
Strano, osceno, inopportuno e di cattivo gusto potrebbero essere i primi giudizi. Ma forse si deve andare oltre nell'analisi e non vedere solo chi concepisce, ma anche chi avvalla guardando, plaudendo e dando spazio. Alcune cose della raccolta possono ancora avere un senso comprensibile, altre sono solo per conquistare la morbosità del pubblico.
Possiamo credere ancora alla funzione salvifica dell'arte difronte all'opera di Milo Moire?
.... Forse alla fine una salvezza potrà esserci.




Micro vs Macro


Molte volte guardando il lavoro di un artista ci si pone necessariamente una domanda: La ripetizione di una cifra è conseguenza dell'avvilupparsi del pensiero dell'autore in modo ossessivo intorno ad una idea originale, oppure siamo di fronte ad una ricerca della perfezione in un microcosmo mentale, comunque immenso, i cui confini non superano un punto ben individuato dall'artista?


Capogrossi per esempio. Il suo ripetere la forma.


Da dove potrà venire?
E di Morandi?

Potremmo ardire l'ipotesi di una sorta di meditazione?



Dei Mandala sui generis? Il raggiungere uno stato di pace interiore dopo aver dipinto l'ennesima natura morta potrebbe essere stato il vero motivo?
Solo un artista ed il suo operato può in qualche modo rispondere a questi dubbi. Noi comunque dobbiamo porci queste domande, non certo dare delle risposte. Anche se, a ben vedere, i maligni potranno pensar male e vedere delle ragioni economiche dietro le scelte ripetitive di un determinato soggetto da parte dell'artista, mentre le persone con un animo candido saranno più indulgenti nel giudizio e interpreteranno la cosa come una ricerca di perfezione.